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Sacchetti: principio condivisibile, strumento sbagliato!

Scritto da: Confcommercio Siena Commenti disabilitati su Sacchetti: principio condivisibile, strumento sbagliato!

La discussione e il caos sui sacchetti biodegradabili merita un parola chiara nell’interesse sia dei consumatori che dei commercianti. Come ormai noto a tutti dal 1° gennaio 2018 è entrata in vigore la nuova normativa sui sacchetti quali imballaggi primari per gli alimenti sfusi. Più volte, in questi mesi la nostra confederazione ha cercato di far capire al Governo che pur condividendo il principio di base, quello di sostituire gradualmente i sacchetti ultraleggeri in uso con altri in materiale compostabile e biodegradabile, lo strumento imposto era sbagliato. Innanzitutto non mancava il tempo fino al 31 dicembre 2018 per valutare e confrontarsi su una introduzione graduale. Ovvero se la finalità della norma è quella di preservare l’ambiente non si capisce l’obbligatorietà di far pagare e far comparire il prezzo nello scontrino non solo i nuovi sacchetti per lo sfuso ma anche le borse di plastica riutilizzabili (vedi i negozi non food di abbigliamento, calzature, oggettistica, ecc.) che i commercianti non hanno mai fatto pagare e non vogliono far pagare le buste ai clienti. Inoltre sui sacchetti per lo sfuso non ci sono alternative se non quelle fantasiose e non percorribili e cioè che il cliente porta i sacchetti da casa e l’esercente deve verificarne l’idoneità: l’acquisto di un kg. di cavoli potrebbe trasformarsi alla cassa in una sfida all’Ok Corral . C’è di più. Il sacchetto per lo sfuso dopo la pesata e l’applicazione dello scontrino peso/prezzo mantiene le caratteristiche di biodegradabilità e compostabilità richieste dalla normativa?

La proposta di Confcommercio di utilizzare almeno qualche mese di tempo durante i quali non comminare sanzioni e monitorare l’applicazione della norma eventualmente trovando dei correttivi, attingeva al buon senso e mirava a un coinvolgimento più consapevole di consumatori e dettaglianti. Infatti un conto è la GDO che si può organizzare in poco tempo risolvendo tutti i problemi pratici posti dalla normativa (es. registratori di cassa); un conto la piccola bottega di alimentari e/o ortofrutta che conta sull’impegno del titolare e di pochi altri addetti. E poi un conto è il 1° di gennaio un conto è il 1° di giugno per far entrare in vigore una norma così pervasiva.

Ancora una volta una normativa applicata a un tessuto di piccole e piccolissime imprese come se tutte fossero supermercati e GDO. Si è persa l’occasione anche con questa “legge sui sacchetti” di riconoscere il tessuto della distribuzione italiana fatto anche di piccole e microimprese che hanno un ruolo non solo economico ma anche occupazionale e sociale di rilievo. Si è persa anche l’occasione (visto che trattasi di norma ambientale) di lasciare alla libertà di impresa la decisione di fa pagare o meno sacchetti, shopper e buste di plastica. Tutte occasione perse che. Non a caso, incidono sulla fiducia dei cittadini (consumatori e imprese) rendendo lo Stato sempre più distante.

Non resta che prendere atto che così non è stato; si eviti almeno di applicare cure che peggiorano la malattia.

Per informazioni e chiarimenti rivolgersi a Paolo Bartolini: 0577.248816